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“Il Piacere Digitale”: selfie, like, app di incontri. Il corteggiamento, le relazioni e la sessualità ai tempi di Internet

Il Piacere Digitale di Michele Spaccarotella
È uscito di recente Il Piacere Digitale – #SexAndTheSocial di Michele Spaccarotella, edito da Giunti Psychometrics. Un’indagine e una riflessione su come la tecnologia e i social abbiano profondamente mutato le relazioni e l’approccio alla sessualità.

Il Piacere Digitale di Michele Spaccarotella approfondisce tutti i temi nei quali ci imbattiamo ogni volta che accendiamo il nostro smartphone: dai selfie, alla spasmodica ricerca di consensi attraverso i like. Dai siti di dating e app per gli incontri, a temi scottanti come il ghosting, il sexting, la dipendenza sessuale.

#SexAndTheSocial: le relazioni nell’era digitale

Insomma, Il Piacere Digitale è una guida su tutto quello che c’è da sapere sulle relazioni nella società moderna dell’”homo digitans”. E mostra le due facce della medaglia degli approcci virtuali. Perchè se da un lato è vero che la tecnologia può favorire gli incontri, un tempo possibili sono nella vita reale, dall’altro sono molti i rischi nei quali ci si imbatte. Dall’aumento dei tradimenti, all’inconsistenza delle relazioni che si creano in maniera virtuale, destinate ad evaporare con la stessa velocità con cui oggi si comunica. E poi il body shaming, il revenge porn e le dipendenze. Temi sempre più attuali, che possono ingenerare situazioni a dir poco spiacevoli, quando non estremamente pericolose.

L’autore, Michele Spaccarotella

L’autore del libro Il Piacere Digitale è lo psicologo e psicoterapeuta psicodinamico Michele Spaccarotella. Oltre a svolgere la libera professione a Roma nell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica (IISS), il dottor Spaccarotella è cultore della materia presso la cattedra di Parafilie e Devianza (Prof. Fabrizio Quattrini) dell’Università degli Studi dell’Aquila. Si occupa inoltre di ricerca e clinica nel campo della dipendenza sessuale, ed è co-Autore del QDS (Questionario sulla Dipendenza Sessuale). Conduce seminari divulgativi ed è autore di diversi articoli in ambito psicologico e sessuologico. Collabora con radio locali e nazionali e con importanti testate giornalistiche.

Il Piacere Digitale è disponibile sia in versione cartacea che in e-book, e può essere acquistato qui.

Intervista a Michele Spaccarotella, autore de Il Piacere Digitale

La prima parte del libro Il Piacere Digitale è dedicata alla celebrazione del corpo sui social: dai selfie all’ossessione di apparire perfetti. È un fenomeno trasversale che riguarda sia donne che uomini? Interessa maggiormente una fascia anagrafica? 

Esiste un corpo percepito, un corpo osservato allo specchio ed un corpo mostrato online. All’inizio del libro parlo proprio della rappresentazione del corpo, ovvero di come questo venga mostrato e proposto all’attenzione degli altri, soprattutto grazie alle nuove tecnologie. Il “corpo digitale” nasce con l’avvento dei social media, poiché prima della loro nascita ciò che veniva trasmesso a livello mediatico era prerogativa della televisione e delle riviste cartacee. Con lo smartphone e la connessione ad Internet è stato possibile per ognuno (uomo o donna, adolescente o adulto) diventare un promotore attivo delle immagini che vengono diffuse.

La “vetrina social” può spingere una persona a mostrare ed esporre le parti migliori di sé e di ciò che contraddistingue la propria vita. Il problema nasce quando alcuni individui restano invischiati nell’idea che la loro vita, confrontata con quella degli altri, possa risultare di minor valore. Posso affermare con convinzione che nessuna vita di quelle mostrate sui social è così “perfetta” come viene data ad intendere, ma la possibilità di creare immagini di se stessi sempre più impeccabili, rende difficile per molte persone lo sviluppare aspettative autentiche nei confronti della realtà circostante. 

Il nostro magazine si occupa spesso di body shaming, un fenomeno che si è sviluppato in maniera esponenziale con il web. Si fa abbastanza per contrastarlo?

La possibilità di poter commentare fotografie che ritraggono indistintamente celebrità e persone comuni ha generato in molti la sensazione di poter fornire in continuazione giudizi, sfogando il proprio risentimento in maniera libera e spesso senza conseguenze. Perché questo bisogno di accanirsi? Gettare fango tramite commenti online anche contro persone che neanche si conoscono nella vita reale e con le quali non vi è il benché minimo legame, permette a questi soggetti di evacuare in maniera agevole la propria negatività. Viene da pensare che denigrare qualcuno percepito come “debole” faccia sentire più forti. Penso che si debba lavorare molto di più sulla prevenzione di questi fenomeni, ma anche sulle sanzioni da applicare nei confronti di questi commenti oltraggiosi e poco edificanti. 

Parli anche di “Infernet”: cos’è, in poche parole?

Uno dei tanti neologismi che ho voluto coniare e diffondere attraverso questo volume. Si tratta dell’unione tra Internet e Inferno. Alla stregua di un girone dantesco infatti, ogni giorno online vengono prodotte tonnellate di spazzatura verbale che, a differenza di una conversazione da bar, che spesso sfocia solo in un gran vociare, si trasformano in scorie psichiche che passano di schermo in schermo, inquinando la dialettica digitale e ferendo molte delle persone che in queste “schegge” si imbattono. 

Ne Il Piacere Digitale parli di  “relazioni liquide”, cosa si intende con questo termine?

Il termine è stato coniato dal sociologo Zygmunt Bauman nei primi anni del 2000 e si riferisce alle relazioni moderne che diventano sempre più rapide, evanescenti e che faticano a trasformarsi in legami veri e propri, diventano liquide appunto. La tecnologia ha avuto un forte impatto sul nostro modo di creare interazioni e la sensazione è che i rapporti contemporanei siano pervasi da una profonda caducità e vadano in frantumi alle prime difficoltà. I rapporti umani necessitano di lentezza, maturazione, tempo; per conoscere una persona c’è bisogno di pazienza, attesa, rispetto. Tutti termini che nella società frenetica, scattante ed iperconnessa di oggi, sembrano diventati fuori moda.  

Questo tipo di relazioni hanno più lati negativi o positivi, secondo le esperienze che hai raccolto?

È diventato tutto molto più rapido, immediato, istantaneo. Si stanno moltiplicando le relazioni “mordi e fuggi”, quelle basate su una conoscenza rapida, così come il loro epilogo. Più che liquide, forse oggi dovremmo parlare di relazioni allo stato “gassoso”, che tendono all’evaporazione. Si assiste alla diffusione di storie basate sulla mancanza di impegno e di coinvolgimento emotivo, con modalità di rapportarsi incentrate su un aspetto ibrido: quelle ribattezzate “situationship”, le “situazioni”.

Chi non si impegna mai realmente in una relazione, si nega anche la possibilità di crescere e rischia di rimanere incastrato in una fase auto-riferita. Il rapporto esiste fin quando può portarmi qualcosa di positivo, finché mi è utile. Non appena vengono a galla alcuni nodi, ci si “disconnette” e si molla la presa ancor prima di dover affrontare le difficoltà e l’impegno che un rapporto può richiedere.

il piacere digitale

I social favoriscono i tradimenti?

Penso che li abbiano resi “semplicemente” più comodi. All’interno delle cause di separazione e divorzio, gli avvocati utilizzano infatti con sempre maggiore frequenza le “prove” del tradimento attraverso l’esibizione di chat incriminate, sms d’amore e foto compromettenti giunte tramite i servizi di messaggistica istantanea.  Il tradimento esiste da sempre. Ma la dinamica di alcuni social network permette di favorire non solo il contatto ma anche una conoscenza molto rapida anche con persone che si trovano a centinaia di chilometri di distanza.

Per non parlare delle applicazioni pensate appositamente per le “scappatelle”. Sicuramente le nuove tecnologie hanno contribuito ad un aumento dei tradimenti (si parla infatti di “infedeltà tecnologicamente assistita”), ma il bisogno di cercare “al di fuori” della propria relazione ha origini interne (al traditore e/o alla coppia). Visto che tradire (da un punto di vista etimologico) significa consegnare, dare, trasmettere, bisognerebbe chiedersi: durante il tradimento cosa si consegna di se stessi all’altro? Fantasie sessuali, immaginario erotico, vero amore?

il piacere digitale

Un capitolo de Il Piacere Digitale si intitola: Dal mazzo di fiori al “like tattico”. Come si corteggia oggi?

I corteggiamenti online sfruttano le modalità interattive fornite dai social network. Commentando una foto o una story su Instagram, conoscendosi su un gruppo Facebook del quale si fa parte perché si condivide qualcosa (un hobby, un quartiere della propria città), commentando una partita di calcio su Twitter. “L’innesco” è pressoché fortuito ed indifferente, la partita vera “si gioca” nel momento in cui si passa dal dialogare in pubblico al parlarsi in privato.

La chat permette di entrare in una confidenza più rapida rispetto ai tempi necessari al raggiungerla dal vivo. Favorisce una maggiore disinibizione, non ha limiti di luoghi, distanze ed orari, stimola a vedere nell’altra persona solo gli elementi positivi. Una volta creato il contatto, può prendere il via un fitto scambio di messaggi, che nelle situazioni di grande feeling e complicità si trasformano in uno o più incontri dal vivo. Per alcuni si trasforma in una favola a lieto fine, per molti altri in un film horror. 

E veniamo a due punti oscuri delle relazioni sul web: uno è il revenge porn. Come ci si può difendere?

Il termine “revenge porn” (o pornovendetta) descrive l’atto di condivisione di immagini o video intimi di una persona senza il suo consenso, attuato sia online che offline. Per essere considerata vendetta, è necessaria la presenza di un ex partner, il quale (a seguito della mancata accettazione della conclusione della storia sentimentale intercorsa tra i due) pubblica per rivalsa immagini intime che dovevano rimanere private. Quando questa parte così delicata viene esposta alla “gogna pubblica”, ci si trova di fronte ad una volontà di annullare l’ex partner, attraverso un’opera di violenza e sopraffazione. Come nel caso dell’odio online, bisogna lavorare molto per la costruzione di una “educazione al digitale” e sulla certezza delle pene da infliggere a chi si macchia di questi crimini.   

L’altro punto è la dipendenza sessuale. “Il piacere digitale” l’ha fatta aumentare?

Le persone con dipendenza sessuale utilizzano il comportamento sessuale per procurarsi volontariamente un cambiamento del proprio stato emotivo. La ricerca di sesso, le fantasie ed i rituali sessuali costituiscono spesso un tentativo di fuga dai problemi e dalle sofferenze personali attraverso l’alterazione dello stato mentale che avviene mentre si fantastica, si ricerca o si vive un rapporto sessuale. Quando il comportamento sessuale viene vissuto in questa maniera, l’individuo sviluppa una compromissione dell’area personale, fisica, affettiva, sociale e lavorativa. Parlo di questi comportamenti nella parte finale del libro, quella dedicata al piacere “fuori controllo”. A tal proposito, per non perdere la bussola, dobbiamo interrogarci su quali siano le migliori pratiche da mettere in atto per rendere la tecnologia un valore aggiunto per il perseguimento di un maggiore equilibrio psico-fisico. Il piacere digitale rappresenta il punto di arrivo di un percorso personale, importante, non scontato e che va costruito consapevolmente. 

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