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Martina Caruso, chef stellata del Signum: «Il mio successo è frutto del lavoro di squadra»

martina caruso chef
Martina Caruso è la migliore chef donna dell’anno per la prestigiosa Guida Michelin Italia 2019. Quando, nel 2016, è arrivata la prima stella, è stata la più giovane chef donna ad aggiudicarsela. Di recente Forbes l’ha inserita tra le 100 donne italiane di successo del 2020.

Il talento di Martina Caruso la sta portando molto lontano, anche se per adesso lei i piedi li tiene bene ancorati sull’isola di Salina. È la patron-chef del ristorante del Signum, l’hotel di famiglia a cui è visceralmente legata, così come alla sua isola e a tutto il territorio siciliano. La sua cucina ne esalta i sapori, gli odori, i prodotti tipici. Un’esperienza gastronomica, quella da lei proposta, fresca e delicata: c’è tanta tecnica, ma anche tanta femminilità e amore, ingredienti segreti capaci di dare quel tocco in più che fa la differenza.

Martina Caruso, classe 1989, dimostra una grande tenacia e un grande talento, ma bilanciati in modo equilibrato con la sua passione per la cucina. Questo fa sì che viva il suo lavoro in modo molto genuino e costruttivo, nonostante la sua carriera sia proiettata a livelli molto alti sulla scena culinaria nazionale. Perché, nonostante i prestigiosi riconoscimenti meritati, lei resta (come si descrive sulla sua pagina Instagram), la bambina che che gironzolava a piedi scalzi per l’isola di Salina.

Iniziamo dalla recente classifica di Forbes, che ti ha inserito tra le 100 donne italiane di successo del 2020. Per te cos’è il successo?

Quella è stata una sorpresa, è stata un’amica a farmi notare la classifica ed è stata una gioia vedere il mio nome in quella lista, una grande emozione. Più che altro, direi che il successo è fatto di soddisfazioni personali e non solo: si deve anche al team con cui si lavora. Non vivo il successo come qualcosa da “singola”: esce il mio nome, certo, ed è un orgoglio personale, ma è un lavoro di squadra.

Facendo invece un passo indietro, l’anno scorso hai vinto il Premio Michelin Chef Donna 2019 by Veuve Clicquot: perché al giorno d’oggi c’è ancora bisogno di un premio per così dire “specifico al femminile”?

Sono premi che danno valore alla donna chef: anche se molto di meno, ancora oggi si pensa che la donna non possa fare tutti i lavori. Quindi premi come questo ci valorizzano. Ma si spera che nel giro di poco tempo non serva più. L’obiettivo è arrivare a non dover più distinguere premio maschile e premio femminile e in questo senso è stato fatto tanto negli ultimi anni. Le cose sono migliorate anche grazie a Veuve Clicquot, nello specifico, che sostiene molto le donne chef. Nel mio quotidiano familiare, mio padre ha imparato da sua mamma a cucinare e ha trasmesso a me quel sapere. In qualche modo c’è stato un ritorno. Anche gli chef famosi hanno fondamentalmente imparato dalle loro mamme!

Veniamo alla stella Michelin, che tu hai ottenuto giovanissima. Oltre al talento, per emergere cosa serve? Quali sono state le tue armi, per farcela?

Io faccio quello che mi piace, ma è importante rimanere coi piedi per terra e non prendere il lavoro come un’ossessione. Si devono avere obiettivi, certo, ma senza lasciarsene condizionare ogni giorno, altrimenti si perde il vero concetto di quello che si fa, si perde l’emozione nel farlo.

martina caruso chef

Cosa ami di più del tuo lavoro?

Amo la trasformazione: vedere la materia prima che da “cruda” (dall’orto, dal mare) arriva al piatto.

Svolgeresti il tuo lavoro altrove, in un posto che non sia la struttura di famiglia dove attualmente ti trovi?

Mai dire mai! Salina per me è casa, al Signum sono nata e con questo posto ho un legame viscerale. Ne ho anche tatuato il logo. Quindi ce l’ho dentro e fuori, visibile sulla mia pelle.

Che rapporto hai con la tua terra, Salina? Come la porti nella tua cucina?

Un legame fortissimo, anche se amo tutto il territorio siciliano. Salina la si ritrova nella mia cucina con il pescato locale e con la frutta locale, possibilmente di stagione. Ma anche con le varie produzioni dell’isola (capperi, vino…).

martina caruso chef signum

La tua cucina è fatta più di tecnica o di creatività?

Direi che è un misto, è una cucina fatta di sostanza ma anche di ricordi ed evocazioni, perché vuole trasmettere emozioni.

Per finire, quali sono i tuoi obiettivi per i prossimi mesi, che si prospettano anche difficili per il settore, viste le difficoltà portate dalla pandemia…

Noi abbiamo riaperto da poco, sono stati giorni di grande fermento questi. Ma sono ottimista e vedo davanti a me una stagione positiva: la gente ha voglia di dimenticare questo brutto periodo. L’Italia ce la farà.

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