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Da Trilussa a Brecht a Gianni Rodari, 5 poesie contro la guerra

Le poesie contro la guerra da leggere per riflettere
Per riflettere sull’assurdità di quello che sta avvenendo in questo periodo, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e lo scoppio di un nuovo conflitto, è bene tornare ad ascoltare le voci dei poeti e degli intellettuali e la loro ferma condanna verso la guerra e le violenze

Gli intellettuali, con le loro canzoni, componimenti teatrali e cinematografici e attraverso tutte altre forme artistiche come la pittura e la musica, si sono sempre ribellati alla guerra.

I conflitti generano lutti, devastazioni, povertà, mettono esseri umani l’uno contro l’altro e causano dolore e devastazione. «La guerra è come il cancro, occorre cercare la soluzione, l’“antidoto” per debellarla. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente», come ha affermato qualche anno fa Gino Strada in un’intervista a Left. Per riflettere sull’assurdità della guerra, ecco cinque poesie scritte da autori che nei secoli scorsi ne sono stati testimoni, ed hanno alzato la loro voce.

Poesie contro la guerra: “L’addormentato nella valle” di Arthur Rimbaud 

“L’addormentato nella valle” (“Le dormeur du val”), scritta da Arthur Rimbaud nel 1870, è una poesia contro la guerra che non fa cenno ai combattimenti, ma descrive una scena idilliaca: un giovane soldato che dorme disteso su un campo. Solo alla fine si scopre che quel soldato non sta dormendo, ma giace ferito a morte da due colpi dell’artiglieria nemica.

L’addormentato nella valle

È una gola di verzura dove il fiume canta

impigliando follemente alle erbe stracci

d’argento: dove il sole, dalla fiera montagna

risplende: è una piccola valle che spumeggia di raggi.

Un giovane soldato, bocca aperta, testa nuda,

e la nuca bagnata nel fresco crescione azzurro,

dorme; è disteso nell’erba, sotto la nuvola,

pallido nel suo verde letto dove piove la luce.

I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente come

sorriderebbe un bimbo malato, fa un sonno.

O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.

I profumi non fanno più fremere la sua narice;

dorme nel sole, la mano sul suo petto

tranquillo. Ha due rose ferite sul fianco destro.

Le poesie contro la guerra da leggere per riflettere

“Ninna Nanna della guerra” di Trilussa

Composta nel 1914 a pochi mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, “Ninna Nanna della guerra” è una delle più celebri poesie di Trilussa, portato al successo anche come canzone da artisti come Claudio Baglioni, Lando Fiorini e Gigi Proietti. L’autore riflette sui risvolti economici di un conflitto che  finirà con i “sovrani” che “senza l’ombra d’un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro”.

Ninna nanna della guerra”

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
.

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Le poesie contro la guerra da leggere per riflettere

“Generale, il tuo carro armato è una macchina potente” di Bertolt Brecht

Dopo aver assistito al rogo dei suoi libri da parte dei nazisti davanti alla Humboldt Universität di Berlino, Bertolt Brecht era fuggito dalla Germania e si era rifugiato a Svendborg, in Danimarca. Qui nel 1939 aveva composto una serie di poesie contro la guerra, presagendo lo scoppio di un conflitto da un momento all’altro. Le liriche sono raccolte nel volume Svedborger Gedichte, e “Generale, il tuo carro armato è una macchina potente” è una di queste. Brecht spera che l’uomo, facendo leva sulla sua intelligenza e sulla ragione, riesca a ribellarsi all’assurdità della guerra.

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente”

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

“Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo

È una poesia contro la guerra scritta nel 1946 dal premio Nobel per la Letteratura Salvatore Quasimodo e contenuta nella raccolta “Giorno dopo giorno”. Quasimodo denuncia la tragica immutabilità della condizione umana:  il lungo corso della storia ha modificato solamente il modo di combattere, diventato sempre più preciso e spietato grazie alla tecnologia. Ma gli uomini combattono ancora contro altri uomini, perciò sono ancora esseri primitivi.

“Uomo del mio tempo”

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

-t’ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero,

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

quando il fratello disse all’altro fratello:

“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Poesie contro la guerra: “Promemoria” di Gianni Rodari

Sono molte le poesie scritte da Gianni Rodari contro la guerra. Tra queste una delle più celebri è “Promemoria”, dove tramite un semplice elenco Rodari spiega ai bambini che la guerra è una cosa da non fare mai.

“Promemoria”

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.

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