Wondernet Magazine
INTERVISTE

Laika, la street artist di “Life is (not) a game”: «Lotto quotidianamente per i diritti civili, anche senza maschera»

Laika, intervista alla street artist di "Life is (not) a game"
Con “Life is (not) a game” la Festa del Cinema di Roma si colora del bianco e rosso della maschera e della parrucca di Laika. L’ «attacchina» (come suole definirsi) romana, considerata dalla stampa estera la Banksy italiana, porta così sul grande schermo la lotta armata di spray e pennello

 “Life is (not) a game”, uno dei lavori migliori a firma italiana arrivati alla Festa del Cinema di Roma 2022, opera prima di Antonio Valerio Spera, racconta due anni di attivismo di Laika, una donna coraggiosa dall’identità ignota, che fa del muro la sua grande arma. Dell’artista senza volto che indossa una maschera senza bocca, e che usa la sua arte per restituire voce e volto al modo degli invisibili.

Il titolo del film prende spunto dal titolo delle opere realizzate dall’attivista e street artist sulla rotta balcanica: “Life Is (Not) A Game”. Il poster è una denuncia esplicita della violenza esercitata dalla polizia sui migranti che provano il cosiddetto “Game”, come viene definito il tentativo di attraversare il confine con la Croazia.

 “Life is (not) a game”, il docufilm di Antonio Valerio Spera

Il film è stato girato principalmente a Roma e in Bosnia, tra le nevi di Lipa, Bihac, Velika Kladusa e nelle aree circostanti, luoghi simbolo della rotta balcanica. Molte scene sono state girate nei rifugi temporanei dei migranti. Altre location sono: Francoforte e Przemyśl, al confine tra Polonia e Ucraina.

L’anima del docufilm è nelle parole del regista, Antonio Valerio Spera. “Ho pensato che Laika potesse essere un affascinante personaggio cinematografico, per un racconto filmico sui nostri tempi, per una riflessione sulla contemporaneità”. Una contemporaneità dove, del continente africano, l’Occidente vuole solo le risorse e i mercati per vendere armi. Ma non siamo disposti ad accogliere quelli che consideriamo i suoi scarti: gli esseri umani che la abitano. E il docufilm, come tutta la street art di Laika, è una forma di resistenza e di libera informazione.

Intervista a Laika

Tra le opere più famose di Laika troviamo Daniele De Rossi, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Greta Thunberg e Sonia Hang Zhou, l’abbraccio tra Patrick Zaki e Giulio Regeni, Boris Johnson e Fidel Castro.

“L’arte ha sempre accompagnato le vicende storiche e politiche cercando di comunicare – racconta Laika durante la nostra intervista –  Io uso la mia arte per far luce su temi importanti, per esprimere il mio dissenso, per creare dibattito. Diritti umani, civili e social sono la mia priorità.  Le mie immagini hanno sempre messaggi chiari… difficili da reinterpretare: la mia informazione è libera.

Nel film dici: “Rimanendo in silenzio si diventa complici”. Dai fatti di Genova alle manifestazioni contro lo sfruttamento dell’alternanza scuola-lavoro: manifestazioni pacifiche degenerate in scontri con la Polizia. Credi che si resti in silenzio per salvarsi la pelle o perché lo spirito di lotta, soprattutto dei giovani, è stato piegato da istruzione scadente e cultura televisiva? Che riscontro hai nel mondo dei giovani street artist?

Laika: C’è un’operazione in atto da parte del sistema tutto per addormentare le coscienze. La repressione sistematica di ogni forma di protesta, pensiamo al daspo in piazza, ha smembrato le piazze negli ultimi dieci anni con effetti devastanti. Inoltre, la società ci offre sempre più modelli privi di contenuti sociali. L’arte è una speranza: io cerco di dialogare con il mainstream per diffondere il più possibile messaggi e tematiche importanti. Molti giovani, quelli che scendono in piazza e che si indignano, sono la nostra speranza: è loro il compito più difficile: far cambiare il vento.

Laika, intervista alla street artist di "Life is (not) a game"

Il giornalismo e l’informazione in generale hanno perso buona parte della loro credibilità. Nel film ti vediamo a Lipa tra i migranti. L’Europa sanziona Orban, ma si volta dall’altra parte davanti alle torture dei migranti in Croazia. Nell’era dell’informazione in tempo reale, dov’è il cortocircuito per cui molti non sanno neanche cosa sia Lipa?

Laika: Bisognerebbe ristabilire i criteri dell’informazione. Ci sono spesso troppi interessi dietro. Inoltre, si vive di social e di Breaking news. Dimentichiamo tutto troppo in fretta. Lipa è sparita dai radar prima ancora che la gente se ne accorgesse. Se poi la questione è sconveniente per l’Europa…  L’Europa deve cambiare se vuole sopravvivere. Per ora, ciò che vedo è che grazie alle politiche portate avanti, l’Europa si sta facendo gradualmente mangiare dal sovranismo e dai nazionalismi. E questo è pericoloso.

L’estrema destra al potere. Nel film giri per le strade di notte, deserte. Temi per la tua incolumità? Street artist come te potranno ancora far sentire la loro voce?

Laika: Non temo… sono brava a muovermi nella notte. Non credo che sarà così facile fermarmi. La maschera mi aiuta molto per continuare questa attività. Spero che il numero degli street artist e, soprattutto, delle street artist aumenti.

Laika, intervista alla street artist di "Life is (not) a game"

Aborto, matrimonio e adozioni gay, diritti civili. La maggior patre di noi sono “schifezze” o vittime di “devianze”. In una delle ultime scene del docufilm, vediamo due tuoi lavori: quello con la bambina che salta la corda di filo spinato tenuta da due poliziotti e quello con la Von Der Leyen che si tappa le orecchie. È questa l’Europa che si definisce cristiana?

Laika: La religione non c’entra. Non vorrei mai, comunque, vivere in un’Europa cristiana, bensì multiculturale e, se mai, multi religiosa. I diritti civili sono sacrosanti, vedere sempre più gente ai Pride mi dà speranza. I deviati sono coloro che credono ancora di vivere nel medioevo.

Se per qualsiasi motivo Laika dovesse fermarsi, c’è chi prenderà il tuo posto? La voce della resistenza armata di pennello è forte abbastanza per continuare a lottare?

Laika: Laika non si ferma. Se qualcuno si arma di pennello come me, ne sono felice.

Laika, intervista alla street artist di "Life is (not) a game"

Continueresti a lottare per i diritti civili anche se ti strappassero la maschera?

Laika: Io lotto quotidianamente per i diritti civili, anche quando sono senza maschera.

Se ti dicessi che le foto mostrate delle torture subite dai migranti all’interno della Comunità Europea sono una montatura e che voi state con chi vuole distruggere l’Europa e vuole annientare la popolazione italiana sostituendola con gli immigrati che vengono a rubarci la casa e il lavoro?

Laika: Ti manderei a quel paese. Anzi, ti manderei in Bosnia…

Articoli correlati

Roberto Emanuelli: «L’amore non ci completa, non è una medicina: è una scoperta che rende la vita più bella».

Anna Chiara Delle Donne

“Il silenzio grande”: Alessandro Gassmann e il cast raccontano il film presentato a Venezia 78

Alessia de Antoniis

Adriana Volpe: «Sono grata agli incontri professionali non proprio “piacevoli”: ho scoperto la determinazione e la voglia di non mollare»

Lascia un commento