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Moda vintage, una tendenza che è esplosa con la pandemia

Moda vintage, il boom ai tempi della pandemia
Il fascino che i pezzi vintage esercitano oggi non è niente di nuovo. Già Yves Saint Laurent, negli anni Settanta, con la sua “collection scandale”, ammise la potenza del mercato del vintage costruendo una collezione che si rifaceva al glamour hollywoodiano dei lontani anni Quaranta. Lui lo ha fatto per scelte stilistiche. I brand, oggi, potrebbero aver subito l’ascendente del vintage in parte “costretti” da cause di forza maggiore.

Il fenomeno della moda vintage è nato negli anni Settanta, ma è diventato popolare negli anni Novanta. Nasce da una forma di rifiuto di un’estetica mainstream, ed era utilizzato prevalentemente dalle subculture.

Per molto tempo, al vintage sono state attribuite due accezioni differenti: per i fan, è qualcosa di prezioso, irraggiungibile e conservato con cura. I detrattori invece lo etichettano come stantio, superato e decisamente cheap. Ora, con la pandemia, il vintage sta avendo un vero e proprio boom. Ecco perché.

La pandemia ha riportato in auge la moda vintage

Vedere grandi brand del lusso aprire le porte al vintage, segna un cambiamento significativo e radicale nell’industria. I designer, per via delle restrizioni imposte, sono stati costretti ad adoperare tessuti che avevano già a portata di mano invece di farsene spedire di nuovi. La situazione contemporanea ha portato a scorte in eccesso provenienti dalle collezioni primavera-estate 2020 per un valore stimato tra i 140 e i 160 miliardi di euro (più del doppio della media). Con l’odierna consapevolezza degli sprechi nella moda, è importante che l’industria affronti il problema delle eccedenze in modo sostenibile.

Moda vintage, il boom ai tempi della pandemia

Alcuni tra i più importanti trend del momento lanciati dai brand di lusso

Molte maison si sono messe all’opera a favore della sostenibilità e del riciclo. Un esempio, è l’eco-pelliccia fatta con i lacci di scarpe by Balenciaga. Oppure i capi outdoor patchwork da vecchi indumenti by Marni, o il restyling delle borse anni Settanta by Coach.

Miu Miu ha lanciato la collezione Upcycled, una capsule di 80 pezzi unici composta da abiti d’epoca selezionati in negozi e mercati vintage di tutto il mondo e rimessi a modello.

Moda vintage, il boom ai tempi della pandemia

E ancora Guess, con il suo progetto Certified Vintage Program: 68 pezzi autentici in denim, provenienti da tutto il mondo, prodotti tra il 1981 ed il 1999. C’è anche la collezione Retro Fit by Hearst, creata con l’uso di giacenze di magazzino come cashmere riciclato, abiti camicia tinti e bucket bag patchwork. Soltanto per citarne alcune, perchè l’elenco è davvero smisurato.

L’online, la nuova frontiera della moda vintage

Da qualche anno, il vintage non è più esclusiva dei mercatini dell’usato, ma è sbarcato sull’online grazie ad un piccolo numero di piattaforme di vendita di vestiti di seconda mano, ciascuna con un target ben definito. Tutti questi store sono fioriti nel giro di un decennio e si concentrano sul mercato online. I principali, in ordine cronologico di apertura, sono:

Vestiaire Collective : È nato nel 2009 ed è il più vecchio. Ricorda, come struttura, eBay.

The RealReal : Fondato nel 2011, ricorda il sito internet di un grande magazzino americano.

Depop : Aperto anche questo nel 2011, rivolto esclusivamente alla Generazione Z, rimanda a Instagram.

Grailed : Lanciato nel 2014, tratta solo brand di moda maschili.

Byronesque : È una piattaforma più di nicchia e il team è composto da designer.

Re-See : Propone eleganza iconica e molti articoli di Hermès.

Moda vintage, il boom ai tempi della pandemia
Vestiaire Collective©

Tutto sommato, la situazione problematica che stiamo vivendo, ha fornito nuovi spunti in fatto di tendenze, andando a rivisitare una moda che ha fatto parte, e fa tuttora parte, della storia. Che sia merito (o demerito, a seconda delle circostanze) della pandemia? 

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