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Matilde Gioli a Giffoni50: «L’Italia non è un Paese per donne» 

Matilde Gioli
L’attrice, ospite del Giffoni Film Festival, ha dichiarato: «Il maschilismo nel cinema è evidente, ma le donne devono saper fare squadra».

«Che ci sia del maschilismo nel cinema è evidente, non voglio polemizzare ma che gli uomini guadagnino più delle donne è un dato di fatto. Spero che venga svecchiato questo modo di ragionare maschilista». Queste le parole di Matilde Gioli, ospite del Giffoni Film Festival, che ha parlato con i ragazzi dell’attuale situazione del cinema e di scelte che il più delle volte penalizzano le donne.

Il caso della locandina di È per il tuo bene

Uno degli ultimi casi, fonte di numerose polemiche, è legato proprio alla locandina di È per il tuo bene, in cui erano apparsi solo i tre protagonisti maschili. Scuse successive e nuovo manifesto hanno poi archiviato la vicenda.

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L’appello alla “sorellanza”

In un discorso argomentato, l‘attrice è andata a fondo alla scelta dei ruoli affidati alle donne. «C’è un problema legato all’immagine. La donna viene relegata ad essere sempre qualcosa di qualcun altro: la moglie di, la fidanzata di, l’amica di; e se è indipendente è solo perchè è bona. È deprimente che ci siano solo queste due alternative. Bisognerebbe partire da nuove sceneggiature perché le etichette non fanno altro che metterci le une contro le altre: siamo o “le belle”, o “le brutte” o “le simpatiche”». Una responsabilità che «è degli uomini, ma anche delle donne. Il mondo femminile dovrebbe essere più unito, c’è bisogno di “sorellanza”».

Stima per Paolo Virzì

Un’eccezione per Matilde Gioli è però Paolo Virzì, il regista che l’ha diretta per la prima volta ne Il capitale umano. «Virzì è il mio Pippo Baudo, mi ha creata. Lui si dedica tanto ai ruoli femminili, è tra le eccellenze che abbiamo in Italia. Il suo neorealismo deriva proprio dalla bravura nel creare nuovi attori, mettere sul set persone che non hanno mai avuto esperienze con la recitazione».

Nel dialogo con i ragazzi di Giffoni, non è mancata infine la stretta attualità. «Ho passato tutto il lockdown in casa da sola, ed è stato un periodo molto utile per pensare. Ora, da figlia di insegnante, credo che lo Stato debba pensare più alla scuola che alle discoteche».

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