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Sonja Venturi, il sound healing che celebra la Giornata Mondiale dello Yoga

Nella Giornata Mondiale dello Yoga, l’avvocata e musicista Sonja Venturi firma un progetto internazionale che trasforma la spiritualità in sound healing contemporaneo

Il 21 giugno segna la Giornata Internazionale dello Yoga, ma quest’anno l’antica pratica incontra una dimensione inaspettata: quella del suono come strumento di guarigione. Con “Om Sai Ram”, Sonja Venturi – avvocata di professione, musicista per vocazione – lancia un progetto che sfida i confini tra sacro e contemporaneo, tra tradizione millenaria e wellness moderno.

Foto ritratto di Sonja Venturi by Gabriella Campomizzi – wondernetmag.com

Il titolo riprende un mantra tradizionale indiano, ma qui diventa qualcosa di più complesso: un esperimento di “sound healing” che coinvolge artisti internazionali, da Bollywood all’Austria, dalla Lituania all’Italia. Un ponte sonoro che attraversa culture e geografie, trasformando la spiritualità in linguaggio universale.

Giornata Mondiale dello Yoga 2025, Sonja Venturi e il progetto “Om Sai Ram”

Nel panorama del wellness contemporaneo, dove yoga e meditazione sono ormai mainstream, il progetto di Sonjia Venturi si distingue per una qualità particolare: l’autenticità di chi ha vissuto sulla propria pelle il potere trasformativo di queste pratiche, senza mai perdere la sofisticazione intellettuale di chi sa muoversi tra diritto internazionale e spiritualità orientale.

Quando ha incontrato per la prima volta questo mantra?

Molti anni fa, durante il mio primo viaggio in India, a Prasanthi Nilayam, l’ashram di Sri Sathya Sai Baba. Tutti lo ripetevano come un linguaggio universale, un codice che superava le barriere linguistiche e culturali.

Bhagawan Sri Sathya Sai Baba e Sonja Venturi nel 2010 – photo: Aravind Balasubramanya – wondernetmag.com

Perché proprio “Om Sai Ram” e non un altro mantra?

È stato più un punto di partenza che un arrivo. Comprendere che questo mantra ci richiama al divino presente in ogni persona, che ognuno di noi è incarnazione dell’amore divino, è diventato un trampolino di lancio nella ricerca spirituale. Un potente strumento per ricordarci che siamo esseri sacri, parti dell’essenza divina universale.

Un mantra vibra anche per chi lo canta senza comprenderne il significato?

Assolutamente sì. Le sacre sillabe vibrano nell’ascolto e nella ripetizione, parlando direttamente all’anima con un potere trasformativo e di benessere psicofisico. Il sanscrito ha una forza vibrazionale profondamente efficace. La mia personale esperienza di guarigione attraverso la ripetizione consapevole di “Om Sai Ram” mi ha spinta a cercarne una versione musicale semplice, dolce e universalmente comprensibile. La preghiera cantata arriva più direttamente al cuore.

Ogni mantra ha effetti diversi?

Ogni mantra differisce per significato e per gli aspetti del divino che invoca. Prendiamo “Samastha Lokah Sukhino Bhavantu”: “Possano tutti gli esseri di tutti i mondi essere felici e in pace”. Oppure la Gayatri, considerata la madre dei Veda, che illumina l’intelletto e guida. Come diceva Sri Sathya Sai Baba: “L’argilla è una, anche se da essa si creano vasi di forme diverse. L’oro è uno, anche se gli ornamenti d’oro sono molteplici”. Il mantra è comunicazione potente tra spirito individuale e coscienza universale.

Sonja Venturi – photo: Gabriella Campomizzi – wondernetmag.com

Ha testimonianze concrete su come “Om Sai Ram” influenza chi lo ascolta?

Ho ricevuto centinaia di riscontri di persone che si sentono gioiose, rilassate, più serene durante e dopo l’ascolto. È uno degli effetti benefici della preghiera cantata – un fenomeno che oggi la scienza studia sotto il nome di “sound healing”.

Nel brano cita lo Sri Guru Granth Sahib, testo sacro sikh. Non ha avuto difficoltà nel trasporre contenuti sacri in un contesto musicale laico?

Per nulla. Questo brano è già cantato in molte versioni. L’ho semplicemente reinterpretato con la melodia del mio cuore, rispettando la tradizione ma rendendola accessibile.

In un momento storico segnato da guerre e crisi, yoga e mantra sono rifugi o strumenti di trasformazione concreta?

Entrambi. Il presente ci richiama sull’impermanenza della vita materiale. Questa incertezza, la paura collettiva, sono campanelli d’allarme per risvegliarci alla nostra vera natura spirituale. Non siamo solo esseri materiali e non possiamo più rimandare il risveglio di una coscienza collettiva. Miglioreremo la situazione solo realizzando di essere parte di un’unica coscienza universale, dove il benessere individuale dipende da quello degli altri.

Lei unisce professione legale, coaching e musica devozionale. Cosa cercava? Com’è cambiata la sua voce interiore?

Prima della ricerca spirituale avevo perso sicurezze, salute, fiducia e speranza. Racconto tutto nel mio libro “Io credo”. Poi fui salvata miracolosamente da Sri Sathya Sai Baba, che nel momento più buio si manifestò per darmi una vita rinnovata. Ora cerco di migliorarmi quotidianamente, risvegliando la consapevolezza della mia natura spirituale, contribuendo a opere umanitarie e sostenendo iniziative come “A Light for Ukraine”. Praticando meditazione e preghiera, la voce interiore risuona sempre più chiaramente.

Trasformare un mantra in canzone pop non ne snatura l’essenza?

Alcuni mantra sono compatibili con una libera trasposizione musicale, diventando bhajan, la forma per eccellenza del mantra cantato. Altri, come quelli vedici, vanno recitati seguendo l’intonazione originaria. Presto sempre attenzione a mantenere la vibrazione benefica originaria. Lo studio di registrazione è per me un rifugio dell’anima, la devozione cresce nella condivisione con altri artisti. Ho lavorato con stelle di Bollywood come Kunal Ganjawalla, con musicisti jazz lituani, pop austriaci, insieme a leggende italiane come Lele Melotti e Paolo Costa. La devozione guida ogni passo e santifica ogni attività quando è offerta come preghiera.

In Occidente molti si avvicinano allo yoga solo per ridurre l’ansia, ignorando le radici spirituali. Che senso ha?

Conoscere il significato amplifica sicuramente il beneficio, ma non credo serva un manuale per ottenere beneficio da una pratica spirituale. Anche chi si avvicina per curiosità, attraverso i benefici riscontrati, sarà guidato verso un approccio più consapevole. Con il tempo si sviluppa maggiore connessione, e il cuore ci guida naturalmente.

“Riconoscere il divino nell’altro”: in tempi di polarizzazione non suona utopico?

Riconoscere il divino in ogni essere rappresenta un risveglio al significato della vita. Ogni persona è permeata dalla stessa sacralità che anima noi stessi. È proprio in tempi di conflitti che è vitale riscoprire chi siamo veramente. Non tutti possono costruire ospedali, ma tutti possono migliorare le proprie e altrui giornate con un sorriso, una parola gentile. L’amore è la guida e la destinazione.

Come ha trasformato l’esperienza personale con Sri Sathya Sai Baba in un prodotto musicale universale?

Il mio Maestro ha trasformato la mia vita in una canzone di speranza, donandomi la voce in circostanze miracolose. Non sono una musicista formata, eppure ricevo ispirazione da quella dimensione di luce a cui mi connetto. Mi rendo strumento, lascio che l’energia divina fluisca e crei attraverso di me. Poi, con gioia, condivido. Siamo qui per servire e dare il meglio di noi. Farlo in musica è un immenso privilegio.

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