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INTERVISTE

Maurizio Costanzo: «Oggi in TV ci sono troppi talk show, alcuni eccessivamente rissosi e volgari» 

maurizio costanzo
Maurizio Costanzo è uno dei protagonisti del panorama giornalistico e culturale italiano, dalla grande versatilità: è stato conduttore radiofonico, autore di programmi televisivi e di testi di celebri canzoni, regista e sceneggiatore. Ma il primo concetto che associamo immediatamente al suo nome è quello del talk-show.

Erano le 22.40 del 18 ottobre del 1976 quando, dallo studio 11 della Rai, andò in onda il primo talk show della televisione italiana, “Bontà loro”. Una finestra, un orologio appeso, uno sgabello e tre poltrone color aragosta ne firmavano la scenografia. Il conduttore, Maurizio Costanzo, durante la sigla iniziale, chiuse la finestra, quasi a simboleggiare che tutto quello che sarebbe stato detto, sarebbe rimasto lì, tra quelle mura, i pochi ospiti e beh, pochi milioni di telespettatori.

Nacque così un genere che tuttora imperversa nei palinsesti televisivi, soprattutto nella sua declinazione politica, nonostante venga spesso dato in stato di crisi. Discussioni, interviste, monologhi intervallati da telefonate, contributi del pubblico, a cui, oggi, si aggiungono commenti tratti dai social network. Dopo 40 anni, Costanzo è ancora lì, sul suo sgabello, col suo stile intimista, ad intervistare personaggi nel suo “Maurizio Costanzo Show” su Canale 5, e in “Gran Varietà” su Raiuno seppur per una parte della stagione tv.

Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa, oggi, di questo genere televisivo e dei suoi mutamenti.

Lei è stato definito “padre del talk show” in Italia. Come nacque “Bontà loro”? Per caso, o da una necessità dei tempi?

In realtà, “Bontà Loro” nacque perché l’allora vice direttore di Raiuno, Angelo Guglielmi, mi chiese se avevo un’idea di un programma breve, tra il film del lunedì di Raiuno e il Telegiornale. Quindi, nacque nella più assoluta casualità e, sinceramente, io per primo, non mi aspettavo arrivasse, sin dalla seconda puntata, a undici milioni di ascolto. 

Dopo tutti questi anni, come vede cambiato il talk show e cosa ha segnato, secondo lei, il momento di maggior cambiamento in questa evoluzione?

Non c’è un momento particolare che ha cambiato i talk show. Sono aumentati di numero, sono diventati principalmente politici ed è nata, quindi, nei talk, la “rissa televisiva”, della quale si poteva anche fare a meno. 

Come crede sia cambiato il ruolo dello spettatore tra ieri e oggi?

Lo spettatore oggi è certamente più informato rispetto a prima, ha più idee proprie da mettere a confronto. 

Il talk show, secondo Lei, può essere definito uno spazio democratico o apparentemente democratico?

Mi sentirei di dire che il talk show è uno spazio democratico. Dipende certamente da chi conduce, ma anche dalla capacità di chi vi partecipa di far passare le proprie idee.

Come sta cambiando il linguaggio dei talk con l’avvento dei social? Dovrebbero avere un ruolo ancora più attivo per coinvolgere lo spettatore, o se ne abusa?

Io credo che i social servano per dare riscontro a quello che viene detto. Non sono dell’idea che si debba fare parte della trasmissione, con le risposte ai social.

 Quando crede si sia toccato il punto più basso con i talk?

Non c’è stato un momento preciso nel quale i talk hanno toccato il punto più basso. Sicuramente, lo si tocca o lo si sfiora, quando il dibattito diventa volgare o condito di troppe parolacce. 

La sensazione, soprattutto per i talk politici, è che l’accavallarsi di voci e toni aggressivi, più che rendere un servizio, sminuisca talvolta il ruolo dell’informazione. Crede che questo linguaggio aggressivo, rappresenti, a lungo termine, il punto debole o il punto forte dei talk? 

Difficile rispondere a questa domanda, in quanto non so quello che potrà succedere in futuro, però è anche vero che, malgrado i tanti talk show televisivi presenti nei palinsesti, l’informazione continua ad esistere ed è il punto di riferimento.

Sono anni che si dice che il talk sia in crisi, e in effetti, gli ascolti sono ogni anno al ribasso. Crede sia un format che abbia bisogno di evolversi, e come?

No, non credo che sia un format che abbia bisogno di evolversi; la verità è che, onestamente, al momento, ce ne sono troppi.

Qual è attualmente il talk show che guarda con maggiore interesse?

Io guardo: “Dritto e Rovescio” con Paolo Del Debbio, su Retequatto, “Di Martedì” su La7 e, spesso, “Porta a Porta”. 

 

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