Accademia IUAD ha inaugurato la mostra Remade in Italy che racconta e reinterpreta l’identità del Made in Italy attraverso lo sguardo di trenta studenti.
La serata inaugurale di Accademia IUAD ha preceduto l’apertura al pubblico di ReMade in Italy. Ovvero la mostra prevista fino al 22 giugno. E rivolta a un pubblico vasto di appassionati di moda, studiosi di cultura, scuole, creativi e turisti culturali. L’esposizione si inserisce nel progetto nazionale Grand Tour AFAM, sostenuto dall’ Unione Europea, dal Ministero dell’Università e della Ricerca e Italia Domani nell’ambito del GTA Gran Tour Afam 2024/26.
E rappresenta un’occasione unica per ripercorrere la genesi e l’evoluzione di uno dei concetti più potenti e riconoscibili della cultura italiana: il Made in Italy. La mostra nasce dalla volontà di indagare e valorizzare il significato profondo dell’Italianità. Declinata non solo nella moda, ma anche nel design, nell’arte, nella letteratura e nella politica. Attraverso l’esposizione dei capi degli archivi più importanti della storia italiana e non solo. Tutti capi realizzati da studenti del secondo e terzo anno del corso triennale in Design della Moda e ispirati ai grandi nomi che hanno reso celebre la moda italiana nel mondo.
ReMade in Italy di Accademia IUAD
Tra questi, il visionario Gabriele D’Annunzio, che con il suo stile inconfondibile e la sua estetica totalizzante ha tracciato un primo solco nell’idea di una moda nazionale.Le più importanti maison dell’epoca, dai Belloni di Milano ai De Nicola di Napoli fino ai Lanutti di Roma. E persino firme internazionali come Hermès facevano a gare per vestire il Vate. E poi, Rosa Genoni, pioniera del Made In Italy, promosse un’identità stilistica italiana. Indipendente dalla tradizione francese e ispirata al mondo classico e ai capolavori del Rinascimento.
Il percorso prosegue attraversando i decenni che hanno consacrato l’Italia come culla del gusto e dell’eleganza, dall’innovazione di Salvatore Ferragamo fino alla consacrazione della moda italiana nella celebre Sala Bianca di Palazzo Pitti, grazie alla visione di Giovanni Battista Giorgini e alla creatività di stilisti come Capucci, lo scultore della seta, Schubert il demiurgo di un glamour all’italiana e le Sorelle Fontana, le mani che hanno costruito il mito di Hollywood sul Tevere.