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Paola Minaccioni: «Ho imparato a stare bene anche da sola»

Paola Minaccioni è una delle artiste italiane più eclettiche e trasformiste di sempre. Dal teatro al cinema, mette in scena personaggi reali, senza nessun tipo di barriera.

Grazie al regista Ferzan Özpetek, Paola Minaccioni ci ha consegnato ritratti di  donne particolari e indimenticabili come la schietta Teresa in “Mine vaganti” oppure la simpatica Egle in “Allacciate le cinture”, per la quale è stata premiata con il Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista e ha ricevuto una nomination al David di DonatelloPaola Minaccioni è una continua scoperta, una perenne sorgente di arte e passione che continua a stupirci, ogni giorno di più.

Sei tornata a teatro con “ Mine vaganti” 10 anni dopo la versione cinematografica. Che emozioni provi?

Sono molto felice e soddisfatta di questo bellissimo spettacolo. Quando me l’hanno proposto, ero stupita. Nella trasposizione teatrale interpreto il ruolo di Stefania, mentre al cinema interpretavo Teresa. È entusiasmante ritrovarsi a raccontare la stessa storia, a distanza di dieci anni, in un altro contesto e con un altro personaggio. La storia di Mine Vaganti è la stessa, ma è cambiato il mezzo di espressione.

È stato difficile passare dal personaggio di Teresa a quello di Stefania?

Per me, prendere parte a questo progetto, è stato come affrontare qualcosa di completamente nuovo.
Ho affrontato l’incontro con il personaggio di Stefania quasi come se non conoscessi la storia. Il mezzo teatrale ti impone di essere più semplice.

Che rapporto hai con Ferzan Özpetek?

È sempre una fortuna poter lavorare al suo fianco. Sono legata alla sua persona, non solo a livello professionale ma anche affettivo. Ritrovarmi in un progetto teatrale come Mine Vaganti, dove Ferzan è alla sua prima esperienza di regia teatrale, è emozionante.

Tornerai a teatro con il tuo spettacolo “ Dal vivo sono molto meglio”. Cosa dobbiamo aspettarci da questo  progetto?

Mi piaceva l’idea di portare in scena la mia storia personale. Sono partita dal titolo “Dal vivo sono molto meglio”. Credo realmente di essere molto meglio dal vivo. Me lo dicono tutti, quando mi incontrano per strada. Ed è così. Ho deciso di raccontarmi nella dimensione teatrale dove mi sento a mio agio.
In questo spettacolo, parlo di me e chiedo consigli a donne come Loredana Bertè, Melania Trump, Giorgia Meloni, mia nonna, la mia vicina di casa. Porto in scena con me dei personaggi senza maschere.

Mi parli del tuo amore per il teatro in un’epoca sempre piú digital?

Sai, ho un forte legame con il pubblico. Sul palcoscenico mi sento a casa. Mi sembra tutto così semplice. La vita a teatro diventa più chiara. In questa epoca virtuale, il teatro è l’unico posto in cui le persone possono ancora unirsi e condividere un attimo solo nostro che passa e che nessuno può registrare. Amo la bellezza che riesce a darti ogni piccolo momento passato sul palco. Vivo attimi irripetibili e preziosi. Questa è la vita. Oggi più che mai. Siamo legati ai cellulari, in ogni istante della nostra vita: a tavola, al cinema, mentre camminiamo. A teatro, possiamo vivere le cose più vere che non si afferrano mai. Vivo un rapporto totalizzante con il palcoscenico  ed il pubblico.

Quali sono le difficoltà di un’attrice comica, secondo te?

Un attore comico non può fingere. Un attore drammatico può fingere di emozionarsi. Puó provocare un’emozione con un gesto, una voce. Il meccanismo comico deve essere rivissuto, capito e rifatto in connessione con il pubblico, ogni sera. Devi sentire il pubblico. La comicità è sempre vera.

Pochi giorni fa sono state ufficializzate le nomination ai David di Donatello. C’è un film che ti ha colpito maggiormente?

Devo dire che ogni nomination è meritata. Ho apprezzato davvero tanto “ Il Campione” di Leonardo D’Agostini che ha ottenuto la nomination come miglior regista esordiente. Trovo che questo sia un bellissimo film con dei personaggi femminili e maschili molto interessanti.

Che rapporto hai con la solitudine?

Ho capito che saper stare da soli e amare la propria solitudine significa amare se stessi. Spesso, si ha la brama di volere a tutti i costi una compagnia, a volte anche sbagliata. Bisogna pensare bene a chi far entrare nella propria vita. Riesco a stare bene anche da sola! La solitudine ha mille sfaccettature, anche di nostalgia. Mi faccio molte domande. Sin da quando sei bambina, nasci e cresci con l’idea che ti sposerai come se il matrimonio possa essere una garanzia di felicità. La mia vita é andata in una direzione diversa. Non sono fatta per una vita strutturata secondo i canoni.

Adesso che persona senti di essere? 

Amo aver cura degli altri. Ho tantissima energia. Mi fa fatica pensare solo a me stessa. È noioso. So essere molto centrata e autonoma. Mi piace anche la mia indipendenza. Sono felice della mia casa, del mio quartiere, del mio lavoro e dei miei amici.

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