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Genderless: la moda abbraccia il trend dello stile fluido e senza distinzione tra maschile e femminile

Da qualche tempo la fashion industry sta conoscendo un’interessante evoluzione delle forme. La tendenza genderless piace sempre di più ai designer e al mercato della moda.

Cosa vuol dire genderless oppure agender? È un termine attuale e politically correct per definire quel genere che una volta fenica chiamato unisex. Apparentemente il significato potrebbe sembrare lo stesso, ma nella sostanza in realtà il concetto cambia e si evolve, abbracciando il tema della fluidità di genere.

Uno stile che negli ultimi anni sta avendo sempre più successo ed è sempre più richiesto. Anche sulle passerelle è evidente,  da parte dei designer, un atteggiamento volto a mettere in luce una nuova riflessione sulla classificazione dell’abbigliamento. Come sempre la moda si fa rappresentante dell’espressione sociale. Le sfilate e le passerelle raccontano una visione di libertà decisamente attuale. Una tendenza che abbandona i riflettori per diventare un movimento sociale.

Questa presa di coscienza ha visto lo sdoganamento di top-model transgender, come Hari Nef e Valentina Sampaio che è stata scelta da Victoria’s Secret per presentare le sue collezioni. Una sempre maggiore contaminazione stilistica evidenza la libertà di identificarsi senza pregiudizi.

Alcuni esempi applicati alla moda

Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci e artefice degli strabilianti look di Achille Lauro nelle sue performance sanremesi, è stato tra i primi ad aprire le porte a questa nuova visione delle forme. Già dal 2015, in passerella ha lasciato sfilare ragazzi efebici con abbigliamento decisamente genderless. Sulle passerelle delle varie fashion week si intercettano già da tempo i segnali di questa nuova fluidità estetica. Durante l’edizione 2019 della NYFW aveva sfilato la prima collezione no gender creata dallo stilista Mi Leggett. Quest’anno sono in aumento i brand che puntano sul’agender, da Official Rebrand Ka Wa Key, etichetta londinese di moda fluida disegnata dal duo di stilisti anglo-finlandesi Key Chow e Jarno Leppanen. Lo stile agender si era visto anche a Firenze al recente Pitti Uomo con la sfilata di Telfar, uno degli ospiti d’onore dell’ultima edizione. Telfar Clemens, nato a NY da genitori liberiani, ha introdotto il concetto di “simplex, ovvero “simple + complex”. Tradotto: in stile agender, unisex.

Backstage Stefano Pilati for Random Identities – Photo Credits: Astra Marina Cabras

Sempre a Pitti Immagine Uomo, la sfilata Random Identities di Stefano Pilati dove il designer riflette sui concetti di genere e identità, anche al di fuori dei confini della dimensione strettamente legata al vestire.

La sensibilità cambia. Infatti, non si tratta più di anticipare o seguire una tendenza, ma si tratta di mettere in campo un valore molto importante per la moda in generale, ovvero la libertà d’espressione.

Anche i brand low cost si adeguano alla tendenza genderless

Viene messa in discussione le consuetudine di vestirsi e vivere rispettando codici prestabiliti, che non sempre sono sentiti come propri. Una visione tutta nuova del vivere la vita in libertà, per sentirsi davvero se stessi, anche indossando capi di abbigliamento non codificanti. Anche Zara ha introdotto la linea “Ungendered,” un’ulteriore segnale che sancisce questa operazione di annullamento dei codici sessuali. H&M ha realizzato invece una “agender”,  che incorona lo stile “senza sesso” come uno dei capisaldi della moda contemporanea.

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