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Romana Maggiora Vergano: «La libertà è un percorso di piccole conquiste quotidiane»

Romana Maggiora Vergano
Intervista a Romana Maggiora Vergano, attrice rivelazione tra cinema e tv. Il suo percorso, le scelte di vita, i ruoli sociali e il rapporto con la libertà e la famiglia.

Attrice rivelazione di “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e protagonista del film autobiografico di Francesca Comencini con “Il tempo che ci vuole”, Romana Maggiora Vergano è tra le voci più interessanti della nuova scena italiana. Al festival ON AIR di Palermo, in un incontro pubblico dedicato al tema “Crescere sotto lo sguardo dell’altro”, ha parlato con lucidità e intelligenza del suo percorso, delle scelte che l’hanno definita, del corpo come strumento di espressione e delle responsabilità di chi racconta storie.

Romana Maggiora Vergano
Romana Maggiora Vergano al Festival ON AIR di Palermo – foto: Simona Mazzara – wondernetmag.com

Nessun tono celebrativo, solo un dialogo diretto con il pubblico e con sé stessa, sulle libertà da difendere, i modelli da riscrivere, le figure genitoriali da osservare e da superare. E il suo rapporto con la Sicilia.

È stato inaspettato. Ho conosciuto prima l’entroterra che la costa, che è strano perché di solito si comincia dal mare. Io invece ho vissuto Enna, grazie a un compagno che aveva origini lì, e quindi ho conosciuto prima le persone che il paesaggio. Ho un grande affetto per le anime siciliane. Poi, l’anno scorso, ho fatto tutta la Riserva dello Zingaro a piedi, sotto il sole d’estate. È stato bellissimo, faticoso, quasi un’espiazione. Palermo l’ho vista velocemente, ma mi ha colpito molto: un’austerità calda, affascinante”.

Intervista a Romana Maggiora Vergano

Sei una donna coraggiosa: avevi un destino segnato e invece hai fatto altro…

Penso che la libertà sia un percorso fatto di tante piccole conquiste quotidiane. E va protetta, manifestata, tutelata. La prima volta che mi sono sentita davvero libera è stato quando ho deciso di scegliere la mia passione come professione. Vengo da una famiglia di medici, sembrava un destino segnato. E per un po’ quell’idea mi ha persino rassicurata. Ma poi ho sentito il bisogno di autoaffermazione. Il rischio di deludere le aspettative degli altri è stato il primo atto di libertà che mi sono concessa. Mi ha liberata su molti piani.

due ragazzi in bicicletta con un bambino
Romana Maggiora Vergano con Francesco Zenga e Mattia Basciani nella mini serie “La Storia” di Francesca Archibugi, tratto dal romanzo di Elsa Morante – foto: IG @romana.mvergano – wondernetmag.com

È stato un percorso faticoso?

Molto. Avevo il terrore di dare un dispiacere enorme alla mia famiglia. Poi ho capito che mi amano, e quindi desiderano solo la mia felicità. La vera fatica è stata accettare quel rischio. Oggi sono fieri, anche se mia madre ancora non capisce bene cosa faccio! Me lo chiede ogni volta.

Se non avessi fatto l’attrice, cosa avresti fatto?

Di certo non la dottoressa. Avevo chiuso quella porta per orgoglio, forse. Insegnavo teatro ai bambini ai Castelli Romani. Facevo avanti e indietro ogni giorno. Mi sono chiesta: “Se non dovessi riuscire, saresti comunque felice?”. E la risposta è stata sì. Allora ho capito che valeva la pena provarci.

A cosa hai rinunciato per arrivare fin qui?

Alla sicurezza. A uno stipendio fisso, una routine stabile. A volte mi pesa. Sono una persona abitudinaria, metodica. Questo lavoro mette alla prova anche la mia psiche, non solo il portafoglio. Però sono vicina ai sogni che avevo: una casa, una famiglia, un’indipendenza. Semplicemente, ho preso un’altra strada.

foto di Romana Maggiora Vergano in bianco e nero
Romana Maggiora Vergano in “C’è ancora domani” – foto: IG @romana.mvergano – wondernetmag.com

In C’è ancora domani sei Marcella. Come hai vissuto questa esperienza?

È un personaggio che mi ha attraversata. In una recensione l’hanno descritta come “un’eroina incastrata fra due mondi”, ed è esattamente così. Marcella ha uno sguardo lucido sul femminile, si rivolge alla madre con frasi come “ma perché non te ne vai?”, ma non riesce a vedere che sta vivendo dinamiche simili. È tipico: abbiamo la lucidità per capire gli altri, ma non noi stessi.

Cosa ti ha lasciato quella scena finale, con tua madre che va a votare?

Tutto. Non avevamo letto il finale, Paola ce lo ha rivelato solo il giorno delle riprese. Quando sono arrivata sul set e ho visto quella piazza piena di donne, i manifesti del referendum, i costumi… ho avuto un mancamento. Era come esserci davvero. Il cinema ti fa vivere anche ciò che anagraficamente non potresti. Lì ho capito la portata storica e politica del film. E il mio sguardo alla madre è l’unico momento in cui Marcella sorride: c’è un passaggio di testimone potentissimo. È difficile, da figlia, far capire a un genitore l’orgoglio che provi per lui. Lì ci sono riuscita.

Paola Cortellesi e Romana Maggiora Vergano
Romana Maggiora Vergano con Paola Cortellesi in “C’è ancora domani” – foto: Fondazione Cinema per Roma – wondernetmag.com

Eri consapevole, mentre giravate, che stavate facendo qualcosa di così potente?

No. Avevo capito che il film era forte, ma solo durante la scena finale ho colto appieno quanto. E poi… Paola. Avere come prima occasione un film diretto da una donna come lei è stato immenso. Per me non era solo una regista, era una figura della mia adolescenza, un volto familiare, una persona che stimavo da sempre. Quando mi ha scelto, non ho avuto dubbi. Mi sono affidata completamente.

Poi è arrivato Con il tempo che ci vuole, di Francesca Comencini. Altro ruolo importante…

Sì. Lì ero sola in scena, quasi sempre solo io e Fabrizio Gifuni. Ma non mi sono mai sentita sola. Francesca è stata incredibile: non mi ha mai giudicata. Non voleva una “copia” di sé, ma qualcuno con cui condividere un’emotività, una sensibilità. Mi ha liberata. Abbiamo costruito il personaggio insieme, giocando.

Romana Maggiora Vergano e Francesca Comencini in strada
Romana Maggiora Vergano con Francesca Comencini sul set de “Il tempo che ci vuole” – foto: IG @romana.mvergano – wondernetmag.com

Ti sarebbe piaciuto vivere quegli anni?

Mi avrebbero fatto paura. Troppa confusione, troppa instabilità. Però mi affascina moltissimo il senso di comunità di quel periodo. Non ti sentivi mai davvero solo. Anche se eri perso, c’era sempre qualcuno con cui parlare, con cui sognare, con cui immaginare un altro mondo possibile. Questo mi manca.

Pensi che oggi sia diverso?

Sì, ma lo smarrimento è simile. Oggi abbiamo i social, la fame di consensi, la dopamina di un like. Non è come l’eroina, ma anche oggi tanti ragazzi si perdono. Il film mi ha ricordato l’importanza di chiedere aiuto. Non è debolezza. È un atto di forza. E spesso le persone che ci sembrano inavvicinabili, come un genitore, sono proprio quelle da cui possiamo essere salvati.

Romana Maggiora Vergano red carpet
Romana Maggiora Vergano in Armani Privé ai David di Donatello 2025 – foto: IG @romana.mvergano – wondernetmag.com

Hai sempre scelto ruoli sociali. È una tua scelta consapevole?

In realtà no. Mi sono piovuti addosso. Ora comincio ad avere il lusso di scegliere. Ma finora è stato un incontro felice con progetti che portavano dentro qualcosa di importante. Mi sono capitati due film scritti da donne, con visioni chiarissime. Io ho fatto il possibile per arrivarci preparata, ma molto veniva dalla loro scrittura.

Il prossimo sogno?

Ho nostalgia della leggerezza, del gioco. Vorrei misurarmi con qualcosa di più ordinario. Magari interpretare una sportiva. Ho sempre sognato la scherma: elegante, strategica, decisa. E poi mi aiuterebbe a lavorare sul corpo. Per tanto tempo l’ho vissuto come una gabbia. Come attrice sto imparando a farlo diventare uno strumento.

Qual è il tuo segreto per non smettere mai di sognare?

Mantenere vivo il dialogo con la bambina che è in me. Sognare significa volare. E per volare, ogni tanto, bisogna lasciar andare le zavorre. Le paure, i giudizi, le persone che ti tirano giù.

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