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“Il Colibrì” di Francesca Archibugi apre la Festa del Cinema di Roma 2022

"Il Colibrì" apre la Festa del Cinema di Roma 2022
“Il Colibrì” di Francesca Archibugi apre la Festa del Cinema di Roma 2022. Trasposizione dell’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, “Il Colibrì” è stato presentato dal cast al completo

Avanti e indietro nel tempo, che si muove a scatti, come un colibrì. Immobile, sospeso nell’aria e nel tempo. Così è anche “Il Colibrì” di Francesca Archibugi, che dà vita ai personaggi del romanzo di Sandro Veronesi già vincitore del premio Strega.

Una pellicola “coraggiosa”, come l’ha definita lo stesso Veronesi, che riproduce quei salti temporali che sono il montaggio della nostra mente. Un film che racconta dolcemente la vita e, con essa, la morte.

“Il Colibrì” di Francesca Archibugi

Restare fermi nelle tempeste della vita, impiegare le proprie energie per non farsi piegare dai venti che soffiano forti, favorevoli o sfavorevoli che siano. Essere un punto fermo per sé e, di conseguenza, per gli altri. Ma essere così fermo, da decidere liberamente anche come morire. Magari nel luogo che hai amato, che hai considerato casa, tra le persone rimaste dopo una lunga strada insieme. Quelle che restano del tuo passato e quelle che lasci per il futuro.

Essere così fermo da dire: «Nonostante tutto a a me la mia vita piace, e me la tengo così com’è». Così stabile da trattare allo stesso modo la fortuna improvvisa e la sofferenza. Così forte da agire la morte dopo averla ripetutamente subita, avendo il tempo di salutare chi hai amato. Lasciando serenamente la vita dicendole «Grazie» .

Forte come un minuscolo colibrì. Così Pierfrancesco Favino, in una notevole interpretazione insieme a Nanni Moretti – che stavolta è stato felicissimo di fare solo l’attore -, Laura Morante e Kasia Smutniak. In conferenza stampa il cast al completo, compresi Sandro Veronesi e Marco Mengoni, che canta “Caro amore lontanissimo”, un brano inedito di Sergio Endrigo. Tutti insieme per sostenere il film e il cinema in sala.

La regista e il cast de “Il Colibrì” in conferenza stampa

Francesca Archibugi

«Ho letto il libro di Sandro appena è uscito. Ero a Parigi e, siccome non c’erano librerie italiane, l’ho comprato su Kindle. Conosco Sandro da trent’anni e ho letto tutti i suoi libri. “Il Colibrì” mi ha molto turbata, ma non avevo pensato di farci un film. Quando Domenico Procacci e Sandro me lo hanno proposto, mi sono sentita orgogliosa e impaurita, perché avevo di fronte un romanzo complesso e di grande successo. Ma Il Colibrì sembrava toccasse tutti i temi che mi sono cari. Era come se fosse stato scritto da me, ma scritto meglio. Per quanto riguarda il finale, spero si possa arrivare quanto prima a poter decidere liberamente di scegliere come mettere fine alla propria vita senza spararci».

Pierfrancesco Favino

«Ho accettato di fare questo film per veri motivi. Innanzitutto per il modo in cui viene raccontata la mascolinità, che qui non ruota intorno all’ossessione della sessualità. Poi il fatto che sia una delle rare occasioni in cui la borghesia non viene giudicata e in cui l’autore non guarda dall’alto l’ambiente dal quale proviene. Un film dove la borghesia non viene descritta come uno dei mali del mondo.Corrado è poi un uomo circondato da donne ed è ciò che accade a me nella mia vita quotidiana».

«Credo che chi vedrà questo film in sala, si sentirà un po’ meno solo in questo sforzo che tutti noi, piccoli colibrì, stiamo tentando di fare», prosegue Favino. «Non credo che il mio personaggio sia immobile: sono gli altri a definirlo così. Essere legati alle cose per le quali si pensa valga la pena vivere è un’attività energetica molto dispendiosa e non un atto di viltà. “Il Colibrì” è il classico romanzo dal quale speravo fosse tratto un film e speravo fossi chiamato a farlo».

Kasia Smutniak

«Avevo paura di prendere parte al progetto e distruggere il personaggio di Marina. Ho amato il libro, l’ho trovato spirituale per il messaggio di speranza che porta. Per interpretare il mio personaggio mi sono ispirata a persone che sono nella mia vita. E per farlo ho dovuto comprenderle, perdonarle e amarle senza farmi troppe domande».

«Marina è una persona incastrata in uno schema che prevede una felicità disperata, che ci si illude si realizzi solo attraverso i canoni che la società ci propone: famiglia, casa, lavoro», continua Kasia Smutniak. «Ma questo schema non va bene per tutte e alcune fanno fatica ad adeguarsi. Penso alla fatica che fa il colibrì per restare fermo in un posto, come Marina che fa tanta fatica per mantenere fermo il suo mondo senza riuscirci».

Il Colibrì è al cinema distribuito da 01 Distribution.

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