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Roberto Burioni a “Che tempo che fa” sul coronavirus: «Dobbiamo combattere usando una sola arma: ostacolare la diffusione»

Il professore e medico virologo Roberto Burioni è stato ospite ieri sera, domenica 26 gennaio 2020, di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” per parlare del coronavirus

Sono tre in sintesi le raccomandazioni principali rivolte dal virologo Roberto Burioni. La prima, quella di non farsi prendere dal panico: «Niente terrore, gravissimi i falsi allarmi». In Italia il virus non c’è, ma data la pericolosità del virus cinese e l’assenza di un vaccino, bisogna attuare ogni misura di prevenzione per impedirne la diffusione, come lavarsi spesso le mani e starnutire nel gomito. La raccomandazione principale di Burioni è quella di evitare assolutamente di recarsi in Cina. Ecco i punti principali del suo intervento nella trasmissione di Fazio.

Roberto Burioni a “Che tempo che fa” sul Coronavirus

«Siamo di fronte a un virus nuovo però non dobbiamo farci prendere dal panico perché qui in Italia il virus ancora non c’è. Nella lotta con questo virus abbiamo un vantaggio e uno svantaggio: il vantaggio molto grande è che sappiamo già fare la diagnosi, quindi in questo momento quando vediamo una persona sappiamo dire con certezza se è infettata o meno, lo svantaggio purtroppo è che questa malattia può essere trasmessa anche da individui che non hanno sintomi, non sappiamo quanto, però può accadere e quindi questo potrebbe rendere più difficile la lotta contro questo virus. Però niente terrore e soprattutto non c’è nessuno motivo di evitare i cinesi, di non andare nei ristoranti cinesi, questi sono comportamenti senza senso. In questo momento c’è l’influenza quindi chiunque di origine asiatica ha un po’ di tosse viene messo tra i casi sospetti, questo non va bene, perché genera allarme nella popolazione. Quello che noi dobbiamo fare è invece usare la testa, la ragione».

Sull’ipotesi di un vaccino

«Quando dicono che i vaccini sono troppi, io ho sempre detto che i vaccini sono pochi, in questo caso non ce l’abbiamo. Penso che questa partita ce la dovremmo giocare senza, per una futura situazione come questa sarebbe opportuno investirne la ricerca e avere un vaccino per il futuro. Nell’immediato è improbabile, quindi dobbiamo combattere usando una sola arma: ostacolare la diffusione».

Indicazioni utili

«Non andate in Cina, punto e basta. Chi arriva dalla Cina deve stare attento, perché questa malattia sembra che abbia un’incubazione da 1 a 14 giorni. Chi torna dalla Cina, nel malaugurato caso che abbia sintomi, non vada al pronto soccorso ma chiami il 118. Io ho proposto, e l’ho detto anche al Ministro, di creare una rete di unità di emergenza che vadano a casa dei pazienti perché l’unica arma che abbiamo è la non diffusione. Per ostacolare la diffusione di malattie di questo tipo bisogna lavarsi spesso le mani. E starnutire sempre nel gomito perché non tocca altre cose».

 

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