Wondernet Magazine
INTERVISTE

Lino Musella: «Per ripartire, il cinema deve capire come recuperare un rapporto con gli spettatori»

Tra la Mostra del Cinema di Venezia e il set del nuovo film di Michael Mann, Lino Musella, uno degli attori più apprezzati della sua generazione, passa per l’antico borgo marchigiano di San Ginesio per il Ginesio Fest

Tra una prova e un incontro con i ragazzi della scuola del teatro Stabile di Torino, Lino Musella aiuta anche con grande generosità a salvare una serata che, per un imprevisto, avrebbe lasciato il pubblico senza lo spettacolo in programma. «Lo spettacolo salta, ma il pubblico vince», scherza Musella.

E così l’attore diretto da Pupi Avati, Paolo Sorrentino, Mario Martone e Roberto Andò, che aprirà la rassegna Orizzonti alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia, ha aiutato a metter su uno spettacolo in due ore con i colleghi presenti qui al Ginesio Fest. Sì, lo spettacolo sold out in programma è saltato, ma il pubblico ha vinto. E con il pubblico ha vinto il teatro, quello vero, quello che nasce per la gente in mezzo alla gente, che coinvolge e che emoziona. Con un gruppo di attori, da Remo Girone a Michele di Mauro e Leonardo Lidi, che hanno donato una replica unica ai fortunati presenti. 

Intervista a Lino Musella

«Quello che mi stupisce è la semplicità con cui questo è successo», racconta Lino Musella durante una pausa delle prove dello spettacolo in programma al Ginesio Fest, “L’ammore nun’è ammore”, trenta sonetti di Shakespeare “traditi” in napoletano dall’artista Dario Jacobelli. 

Mentre scriveva “Tavola tavola chiodo chiodo” ha riscoperto un Eduardo capocomico “legato a battaglie donchisciottesche”. Quanto manca quel coraggio che aveva Eduardo e che avete avuto tutti voi nel preparare uno spettacolo dal nulla in due ore? Forse un rischio simile può concederselo solo chi questo mestiere lo sa fare davvero?

Lino Musella: In “Tavola tavola chiodo chiodo” ripropongo tante istanze di Eduardo. Ma sostanzialmente lui dice che gli attori, i registi e i drammaturghi possono cambiare e portare avanti il teatro. Sono loro che hanno le chiavi di accesso per poter proporre un teatro sempre migliore e per poter scoprire le nuove esigenze del pubblico. C’è però bisogno di tornare in contatto con gli artisti. Ricreare quel contatto che il sistema teatrale italiano ha disperso. Le figure organizzative sono importantissime, però gli artisti negli anni hanno faticato sempre di più a proporre soluzioni alle varie crisi che il teatro ha sempre affrontato. Dopo la pandemia, le soluzioni vere sono arrivate dagli artisti e dal pubblico che ci ha comunicato la sua esigenza di tornare a teatro.

Lino Musella, intervista esclusiva all'attore che aprirà la rassegna Orizzonti a Venezia 79
Photo credits: Manuela Giusto©

Tempo fa ha detto di far parte di un generazione nata tra le macerie del grande teatro. Come riparte il teatro senza nuova drammaturgia, continuando a importarla da altri Paesi o riproponendo quella esistente senza neanche rivisitarla?

Lino Musella: È un problema storico. I cambiamenti sono necessari. I processi evolutivi, però,  vanno analizzati all’interno di un quadro più complesso. Bisogna capire come le innovazioni sono state inquadrate dalla critica negli ultimi cinquant’anni, spingendo gli autori a fare sempre un passo indietro a favore dell’interpretazione registica, visiva, performativa. Tutti fattori fondamentali, che arricchiscono l’offerta per vari tipi di pubblico. Però, per salvare gli autori, bisogna rimetterli al centro. Bisogna non solo investire su nuovi autori, ma soprattutto stimolare il pubblico ad avere questa curiosità, riportarlo verso la scoperta di testi nuovi e non di un ennesimo allestimento dello stesso testo. Il pubblico dovrebbe tornare a essere curioso di quali sono le storie di oggi. Poi ci sono storie scritte oggi che hanno un valore per un quinquennio e altre che sono capolavori e restano per sempre. Manca un reale desiderio di fare nuova drammaturgia e un sistema che la protegga. Ci sono troppe piccole realtà. La drammaturgia forse ha bisogno di uno spazio autonomo. Ogni teatro dovrebbe avere una parte di stagione dedicata totalmente alla nuova scrittura.

Lino Musella, intervista esclusiva all'attore che aprirà la rassegna Orizzonti a Venezia 79
Photo credits: Manuela Giusto©

Sta per debuttare a Venezia. Barbera ha detto che si sta investendo più sulla quantità che sulla qualità. Che si cerca di intercettare la grande quantità di denaro che in questi due anni è arrivata all’industria cinematografica, più che sviluppare le sceneggiature e seguire le riprese. Eppure nell’Italia del boom si è prodotto tanto cinema. La colpa delle sale vuote è davvero solo delle piattaforme o anche dei tanti film inguardabili in circolazione?

Lino Musella: Di cinema se ne è sempre fatto molto in Italia. I film inguardabili ci sono sempre stati. Sono tutte ipotesi con le quali posso anche essere d’accordo, ma bisogna accettare il fatto che è presto per capire qual è il vero problema. Probabilmente c’è una responsabilità enorme da parte delle piattaforme, ma è anche vero che esistono da troppo poco tempo. Ci sarebbe bisogno di più tavoli di lavoro, con persone che si occupano di cinema da tanti anni, per analizzare quali sono i problemi. La soluzione non ce l’ha nessuno. Credo, e spero, che le crisi possano portare a cambiamenti rigeneranti. In questo momento il rapporto del pubblico con il cinema è in crisi. Però ci sono troppi fattori. Non possiamo pensare che le cose nuove non si debbano fare altrimenti si perdono quelle vecchie. Bisogna capire come recuperare un rapporto con gli spettatori e con le platee.

Lino Musella, intervista esclusiva all'attore che aprirà la rassegna Orizzonti a Venezia 79
Photo credits: Manuela Giusto©

La responsabilità delle piattaforme? Certo, però sono nate le grandi serie seguite da tutti. Non parlo dei telefilm. E sono un fenomeno nuovo che dobbiamo ancora analizzare per capire come cambierà la fruizione di un film. Poi ci sono grandi televisori a prezzi abbordabili e la gente pensa di poter guardare meglio un film a casa propria che nelle sale. Dobbiamo capire qual è l’esigenza che porta le persone a voler ricondividere un’ esperienza insieme, una visione insieme. A teatro noi siamo stati fortunati: è stato proprio il pubblico che ci ha salvati. Quello che ha salvato il teatro è il motivo per cui è nato. Il teatro è un’invenzione della comunità e la comunità è tornata nelle piazze più consapevole, non andando a vedere tutto, ma andando a vedere tutti insieme le cose di cui si parlava bene. Per il cinema, bisogna ancora aspettare e riflettere. E soprattutto capire quanto questa economia lo arricchisca e quanto lo danneggi.

Lino Musella, intervista esclusiva all'attore che aprirà la rassegna Orizzonti a Venezia 79
Photo credits: Manuela Giusto©

Dove la vedremo prossimamente?

Lino Musella: Adesso sono nelle sale, e quindi invito gli spettatori a tornare nelle sale, con “Il Pataffio”, film di Francesco Lagi tratto dal romanzo di Malerba, con Giorgio Tirabassi, Viviana Cangiano, Daria Deflorian, Alessandro Gassmann, Valerio Mastandrea. Una commedia divertente e amarissima.
Sarò nel nuovo film di Roberto De Paolis “Princess” che apre la rassegna Orizzonti a Venezia. Ho finito ora di girare “Superluna” di Federico Bondi. Sono nel cast del film che sta girando in Italia Michael Mann che racconta la storia di Enzo Ferrari.

Articoli correlati

Bianca Nappi: «”Vivi e lascia vivere” è un inno alla complicità femminile, una storia di donne lontana dagli stereotipi»

Anna Chiara Delle Donne

Ludovica Nasti: «Un libro e una canzone per trasmettere messaggi positivi ai miei coetanei, ma il mio sogno resta la recitazione» 

Giulio Base: «Dietro il mio film sulla Shoa c’è la volontà di perseverare nella memoria, perché certe tragedie non si ripetano»

Alessia de Antoniis

Lascia un commento