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Fashion Portraits

Edie Sedgwick: la musa di Andy Warhol raccontata dalla voce di chi l’ha conosciuta

Cantami, oh musa…Incarnazione dello stile Swinging Sixties, iconica e complicata “It girl” americana, salita alla ribalta come musa di Andy Warhol negli anni ’60.

Edie Sedgwick, palesemente bella e straordinariamente ricca, fu segnata da un’infanzia traumatica. Viso angelico, bellezza da copertina, grandi occhi da cerbiatto spaurito e fisico esile, è stata ed ancora fonte di ispirazione per creatori di stile e d’immagine.

Marc Jacobs nel 2013 fece sfilare in passerella modelle che indossavano magliette rigate e abiti dalle grafie pop. Lo sguardo, il trucco e le movenze esprimevano in modo innegabile da dove provenisse l’ispirazione: Edie.

La modella iconicamente più importante degli ultimi venticinque anni, Kate Moss, ha una fisicità molto simile a quella della Sedgwick e le assomiglia anche nei vizi pop.

Cara Delevingne ha le stesse sopracciglia scure abbinate ai capelli biondi e ha citato l’icona di Edie in un servizio di Patrick De Marchelier per Vogue China.

Edie & Andy

La vita di Edie Sedgwick, la sua smagliante e rovinosa parabola attraverso l’America “che conta” degli anni Sessanta e della Pop Art, possiedono il carisma della leggenda. La sua immagine e la sua brevissima vita, contemporaneamente ricca di fascino ma anche di inquietudine, è molto difficile da comprendere e anche da decifrare.

Edie Sedgwick è stata mille cose in contraddizione fra loro: giovane ricca, biker, figura di spicco degli anni Sessanta, tossicodipendente, regina della scena gay, superstar del cinema underground, modella di Vogue, internata psichiatrica ma più di ogni altra cosa emanazione dell’immaginario artistico di Andy Warhol.

Edie Sedgwick, musa di Warhol

C’è qualcosa di importante in lei, un mistero, delle domande che sono rimaste in sospeso e che non avranno mai risposta.

Quindi ho deciso che più che raccontare la sua turbolenta vita, preferisco che la sua immagine vi arrivi in modo molto personale, attraverso le voci delle persone che l’hanno conosciuta, frequentata, amata o odiata e che le sono state accanto per un periodo o per tutta la sua breve vita. Dai componenti della sua famiglia agli esponenti di quel mondo che tanto l’avevano affascinata.

Fu il produttore cinematografico Lester Persky ad organizzare l’incontro fra Andy ed Edie:

«La sua bellezza era straordinaria. Era sempre circondata da quei mezzi personaggi un po’ falliti, ma lei aveva sempre un modo di atteggiarsi fantastico. E fu qui, a casa mia, davanti a questo tavolo di marmo, che li misi l’uno davanti all’altra. Ricordo che Andy tirò il fiato, fece gli occhi a palla, un suo atteggiamento tipico, ed esclamò: “Oh, ma è bel-liiss-simaa.Era rimasto proprio molto impressionato»

Subito si instaurò tra loro una relazione simbiotica, tanto che lei si tagliò i capelli tingendoli di biondo perché si accordassero a quelli di Andy, insieme, lanciarono quello che è poi diventò il suo look iconico: orecchini fuori misura, mini-abiti a tubino indossati su spesse calze nere, minigonne vertiginose, vestiti ultra scollati, coat animalier e body.

Ebbe un ruolo fondamentale anche il make-up, tutto concentrato sullo sguardo: occhi grandi e profondi marcati da righe nette di mascara, ciglia finte e sopracciglia folte e marcate. Ed eccoli lì dunque quei grandi occhi, un po’ da cerbiatta un po’ smarriti, aperti e curiosi verso il mondo.

Edie Sedgwick, musa di Warhol

Truman Capote a proposito di Edie

«È magnetica, eterea, smarrita e quando muove ogni parte del suo corpo staresti a guardarla per ore, con quegli occhioni intensi e scuri come due tazzine di caffè»

Quello stile, così originale e lontano da ogni schema, entrò profondamente nell’immaginario collettivo dell’epoca. Un assistente di Andy Warhol ne fece questo sintetico ritratto:   

«Indossa un cappello e una maglietta e fa tendenza. Edie è spontanea, vera, non è un’operazione di marketing è magnetismo puro»

In quattro mesi, Andy ed Edie girarono insieme undici film, il primo dei quali è Vinyl, una versione underground di Arancia Meccanica. Il critico d’arte René Ricar ricorda:   

«Edie e Andy! Dovevi vederli. Tutti e due vestiti allo stesso modo, maglietta dolce vita, T-shirt a righe. Andy indossava jeans di velluto nero, stivali a tacco alto: terribili, li odiavo. Quando li metteva non riusciva mai a stare in equilibrio, non riusciva mai a pettinarsi decentemente, poveretto. Edie si conciava in modo da somigliare a lui, ma l’effetto era tutto diverso! La T-shirt, le calze nere, gli orecchini lunghi; era di una bellezza sconvolgente»

Edie Sedgwick, musa di Warhol

Naturalmente, tutto lo sfavillio, la socialità e la mondanità della vita newyorkese di Edie Sedgwick ha risvolti fatti di fitte ombre. Era necessario rimanere fisicamente all’altezza del canone degli anni Sessanta, reggere tutte le feste, affrontare lo stress della competitività, adeguarsi agli standard sia intellettuali che mondani di Re Warhol. Il dirigente musicale americano Danny Fields dichiarò:

«Le superstar erano una specie di forma precoce di movimento femminista. Erano brillanti, belle, aristocratiche ed indipendenti. Edie…e le altre. Le coccolavano tutti. Erano più in gamba di tutti gli uomini del giro. Tutti, dai ragazzini alle vecchie checche, si innamoravano di loro.. Ma erano anche persone molto distruttive: distruttive verso se stesse e gli altri. Cavalcavano l’uragano»      

Edie invece disse di sé stessa:

«Ero la Ragazza dell’Anno, la superstar e robaccia del genere. Facevo cose tipo…tutto quello che facevo veniva dal di dentro, immagino, era tutto motivato da disturbi psicologici. Trasformavo la mia faccia in una maschera perché non mi rendevo conto di essere bella, grazie a Dio. Praticamente la distruggevo. Dovevo mettere ciglia finte nere e pesanti che sembravano ali di pipistrello, disegnarmi delle righe nere sotto gli occhi e raparmi i capelli, tagliarli e farmi le méches d’argento e bionde, tutte piccole manovre con cui reagivo alle cose che succedevano nella mia vita e che mi facevano stare male. Evadevo in un modo tutto fisico. E tutte queste cose le prendevano come una moda»

Edie Sedgwick, musa di Warhol

A proposito dell’iconico body nero Edie raccontò:

«Quando ero con Andy…Ballavo jazz due volte al giorno…e sapevo che non avrei eccitato nessuno perciò ho indossato i miei body e allora Vogue mi ha fotografato con i body e le t-shirts come se fosse una nuova moda»

Gloria Shiff editrice di Vogue durante una seduta fotografica, riconosce in Edie la sua gamma infinita di possibilità, la sua capacità di cambiare aspetto, la sua natura contraddittoria, che la fa passare dall’estrema esuberanza alla timidezza e ricorda:    

«Il viso di Edie non era una tela, era continuamente in movimento. Non si fermava mai…Sfoggiò tutta una gamma di atteggiamenti emotivi, come del resto è tipico di molte star. Adoravo il suo sorriso, quella sua aria da cerbiatto. La cosa stupefacente è che in quelle foto ha una faccia e un look assolutamente attuali, potrebbero comparire domani su qualsiasi rivista di moda. Non hanno data. (…) Fu una seduta incentrata sulla sua personalità: era una ragazza con della personalità. Non era per davvero una modella o una stella cinematografica: era una creatura del momento, una creatura incantevole, speciale»

Edie Sedgwick, musa di Warhol
Edie fotografata da Gianni Penati per Vogue, 1966, indossa un body nero di Venus e autoreggenti con fiori applicati di Givenchy

La giornalista e direttrice di Vogue America Diana Vreeland racconta:  

«Aveva un modo di camminare che sembrava un passo di danza; era così felice di essere al mondo. Una persona affascinante. Faceva pensare alla primavera, alla freschezza. Era pulita, trasparente, portava i capelli tirati indietro, quasi un’Alice nel Paese delle Meraviglie. Edie ballava divinamente, ed era l’unica cosa autentica in mezzo agli squali. Labbra di ciliegia e fossette nelle guance, nessuno poteva resistere al suo sorriso»

«Andava alla ricerca della vita, ma qualche volta la vita non arrivava abbastanza velocemente»

Ormai la sua luce stava per spegnersi.

Edie Sedgwick a proposito di Edie Sedgwick:

«Ero un ottimo bersaglio per La Scena»

Edie Sedgwick, musa di Warhol

Il regista Joel Schumacher racconta:    

«Dopo che ruppe con Andy e la storia con Bob Dylan andò a monte, Edie voleva disperatamente fare la modella. Era incredibile in quel periodo. Era l’essenza totale della frammentazione, l’esplosione, l’incertezza e la pazzia che tutti vivemmo negli anni Sessanta. Quanto più eri provocatorio, tanto più diventavi eroe»

A Natale, Edie Sedgwick andò a trovare la sua famiglia. Suo fratello Jonathan la ricorda così durante quelle vacanze:

«Era davvero stranissima quando arrivò al ranch. Un manico di scopa, niente corpo, indosso le gonne più corte che io abbia mai visto, ciglia super finte talmente pesanti che le facevano cascare le palpebre. Era un’aliena. Intuiva quello che stavi per dire prima che lo dicessi. Eravamo tutti a disagio. (…) Si vedeva chiaramente non solo l’insicurezza, ma lo smisurato bisogno d’amore, ma era così difficile accettarla»

Fu l’ultima volta che la vide.

Edie Sedgwick, musa di Warhol

La moda dagli anni Sessanta in poi è stata profondamente influenzata dalla figura della Sedgwick. Sulle passerelle continuano a vedersi periodicamente corti capelli biondi abbinati a sopracciglia marcate, miniabiti, calzamaglie nere ed orecchini chandelier. Ora sta spopolando ovunque la moda del grigio, di cui Edie Sedgwick è stata la pioniera assoluta.

Devo ammettere che nello scrivere questo articolo, mi sono lasciata catturare anche io, guardando le immagini, leggendo della sua vita, ho provato emozioni varie e indubbiamente fascinazione. In certi momenti e in alcuni suoi sguardi mi è sembrato di rivedere quel misto di solitudine e innocenza di Marilyn Monroe.

Curiosità: Edie era cugina di primo grado dell’attrice Kyra Sedgwick.

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