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Tommaso Basili, protagonista de ”L’impero ottomano”: «Per interpretare Costantino ho immaginato il peso che doveva portare sulle spalle» 

L’attore italiano Tommaso Basili si è fatto conoscere ricoprendo ruoli di spessore in fiction amate come “L’isola di Pietro”, dove recitava accanto a Gianni Morandi. Adesso è l’unico attore italiano tra i protagonisti della serie internazionale “L’Impero Ottomano” (“Rise of Empires: Ottoman”) del regista Emre Şahin

Tommaso Basili interpreta l’Imperatore Costantino XI nella serie “L’Impero Ottomano”, la prima produzione turca su Netflix disponibile dal 24 gennaio.  Un ruolo di prestigio per un attore che nella sua carriera si è sempre diviso tra serie e film, risultando sempre camaleontico e moderno. Dopo questa esperienza all’estero, Francesco tornerà in su Rai1 nelle fiction “Il Paradiso delle Signore” e “Don Matteo 12”.

Sei nella nuova serie Netflix ”L’impero ottomano”. Come descriveresti il tuo personaggio? 

Ho “incontrato” il mio personaggio nel momento probabilmente più cruciale della sua esistenza. Costantino regnò per soli quattro anni prima di soccombere agli Ottomani di Mehmet II. Era un uomo solo, probabilmente consapevole che il suo impero, ovvero la città di Costantinopoli, sarebbe presto stato inghiottito dagli Ottomani che, oramai, avevano conquistato tutte le terre circostanti. Un uomo di grossi principi, di valori umani, di grande responsabilità, fedele ai sui ideali e alla sua gente. Come il capitano della propria nave che affonda, ha saputo reggere fino all’ultimo una sorte prevedibile ed irreversibile.

In che modo ti sei documentato e come hai cercato di costruire il tuo imperatore? 

Non ho avuto molto tempo per preparare il personaggio, quindi da subito mi sono focalizzato sugli aspetti fondamentali, cercando però di non cadere nella trappola di rappresentare il cliché dell’imperatore. Ma anche questa constatazione era pericolosa perché lo stile del prodotto e la narrazione impongono (e credo con successo) degli archetipi da cui non si può uscire. In termini pratici, mi sono focalizzato sulla voce e sul “peso” del personaggio attraverso la sua semplice camminata. Ho pensato «Costantino non camminava come cammino io, ha troppi pesi sulle spalle, pesi che io non saprei sostenere». La domanda principale per me era come poter acquisire un peso, sia nella voce che nel corpo, per impersonificare un uomo che doveva sostenere non solo una carica politica, ma forse anche religiosa ed ideologica. Da li ho costruito il resto, un mix di immaginazione e reazione alle circostanze della storia, ma senza grosse contorsioni mentali, non c’era il tempo. Il regista, Emre Sahin, è stato magistrale nel dirigermi e nell’aiutarmi a fidarmi di me stesso.

Questa serie è un vero e proprio traguardo. Cosa rappresenta per te questa esperienza? 

Questa esperienza ha significato tantissimo per me. È stato il mio primo ruolo importante in una serie internazionale, una scuola incredibile. Se poi questo avviene con dei grossi professionisti di altrettanto livello umano, allora il gioco diventa estremamente appagante. Sarò per sempre grato ad Emre, il regista, che ha voluto credere in me e a Netflix che lo ha assecondato.

Che clima si respirava sul set e come ti sei trovato con un cast internazionale? 

Il clima sul set era fantastico, e lo dico con assoluta sincerità. Come attore mi sono sentito protetto da questo clima fattivo, divertente e senza pregiudizio. Tutto diventa più semplice in questo modo.

Tornerai in tv con un ruolo ne “Il Paradiso delle signore”. Cosa puoi anticiparci del tuo personaggio? 

 Ennio Palazzi è un imprenditore che si stabilisce a Milano per consolidare la sua catena di cinema in pieno boom economico italiano. Un uomo ricco, determinato ma gentile. Non posso dire altro. Adoro questo ruolo e la serie. Anche qui, un bellissimo clima lavorativo con dei professionisti pazzeschi.

Tante esperienze diverse. Che periodo rappresenta per te questo, a livello emotivo e professionale?

Sono un mina vagante! Forse mi darò alla meditazione. Sono molto felice, ma ho anche tanta paura perché bisogna lavorare ancora più duro.

Quando hai capito che recitare poteva e doveva essere la tua attività? 

Sorrido mentre rispondo a questa domanda perché non ho mai, come dire, pensato “adesso posso farlo come lavoro” , ma ricordo il momento in cui è maturata in me la determinazione nel voler diventare un attore, e questo persiste tutt’ora.

Quali sono i tuoi hobby e le tue passioni? 

Sport, film, serie e capire come potere fare meglio. È un’ossessione! Sto finendo un progetto nella mia Sardegna, terra che amo molto, e questo mi ha tenuto molto impegnato. Abbiamo ristrutturato una casa colonica e c’è stato parecchio da fare. Adoro la natura.

Un film che hai visto e che avresti voluto interpretare? 

L’ultimo film di Gabriele Salvatores “Tutto il Mio Folle Amore”: l’ho trovato eccezionale. Il ruolo di Claudio Santamaria è stato stupendo. Riderete, ma uno dei miei sogni più grandi sarebbe un film d’avventura (oltre che personaggi impegnati e storici). Non se ne fanno più film d’avventura come Indiana Jones, un genere che mi fa sognare come nessun altro.

Un libro che hai letto e che vorresti che diventasse un film? 

Un libro che mi è sempre piaciuto è “La Profezia di Clestino”, ma ne hanno già fatto un film.

Come ti immagini tra vent’anni?

Come mi vedo tra vent’anni? Spero in salute, padre e con delle soddisfazioni lavorative che mi facciano sorridere.

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